Maria Giovanna Dessì

Maria Giovanna Dessì

Maria Giovanna Dessì è una giornalista pubblicista e project manager. Lavora presso Associazione Casa Emmaus Impresa Sociale dove è la responsabile dell'ufficio comunicazione e progettazione. Esercita l'attività di libera professionista nel campo della formazione.
E' presidente e volontaria dell'Associazione Elda Mazzocchi Scarzella

URL sito web: https://mariagiovannadessi.it/

Alla ricerca delle storie perdute

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Come nasce la passione per il passato e la memoria storica? Quali strumenti e fonti possono aiutarci a scoprire le storie e le vicissitudini dei nostri avi? Ho deciso di chiederlo a Grazia Villassanta, presidente dell'Associazione Circhiola.

"Sono sempre stata curiosa di sapere, di conoscere il mondo che mi circonda, la storie delle genti. Da bambina chiedevo sempre ai nonni, ai genitori di parlarmi di ”tanto tempo fa”. Leggevo tantissimo e di tutto: fumetti, libri, riviste addirittura enciclopedie… Poi per esigenze scolastiche (volevo e dovevo perfezionare il mio inglese e la mia lingua preferita, il francese) ho iniziato a viaggiare, soprattutto in Francia (Parigi, Normandia, Nizza) poi cogliendo l’occasione di andare a trovare una mia amica a Berlino, dopo 15 giorni di vacanza, ho deciso che era il caso di restare lì, volevo imparare il tedesco e fare nuove esperienze lavorative. Ho fatto diversi lavori, dalla dog sitter alla stiratrice, ho tinteggiato appartamenti, segretaria in una agenzia turistica, a quei tempi in Germania pagavano bene, ma il mio lavoro più stabile è stato quello di commessa in super market con mansioni di responsabilità e regolare contratto. Sono stata anche volontaria nei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, già allora (parlo di fine anni ’80) c’erano tanti profughi dal Kurdistan e dal centro Africa, io badavo i bambini delle donne che prendevano lezioni di tedesco. E’ stata una bellissima esperienza. A Berlino ho vissuto 4 anni, con una parentesi di quasi un semestre in Grecia come ragazza alla pari. Il lavoro stabile, l’appartamento tutto mio, l’indipendenza economica acquisita però non mi bastava, mancava qualcosa alla mia vita. La Sardegna mi richiamava e l’incontro con il mio futuro marito è stato decisivo per il mio rientro."

Grazia mi racconta che la sua passione inizia 15 anni fa, quando ha iniziato con la digitalizzazione delle antiche foto di famiglia, alle quali voleva dare una didascalia che raccontasse un po' la storia per non perdere la memoria di quegli attimi di vita immortalati nello scatto. Così con l'aiuto di sua madre ha dato nome e data a quei volti ritratti. Senza accorgersene iniziava così il suo primo albero genealogico. Sono tante le storie e le curiosità che Grazia ha scoperto in questi anni.

"Quando ero alle prese con le ricerche della morte di mia trisnonna, non trovavo nessuna documentazione che mi confermasse quello che mia nonna mi raccontava da piccola, ossia il fatto che la sua nonna fosse stata uccisa dai banditi. Volevo finalmente sapere come era andata veramente. Le ricerche in archivio non davano frutto fino a quando, aiutata dalla carissima dottoressa Licia Meloni direttrice dell'Archivio Diocesano di Iglesias abbiamo consultato l'archivio de L'Unione Sarda e all'improvviso fu tutto chiaro. Trovammo l'articolo di stampa dove si riportava dell'uccisione di due donne durante una rapina, era il 1893 e una di quelle donne era mia trisnonna.  Ricordo che piansi nel leggere l'articolo." 

Grazia mi racconta che il primo passo da fare per iniziare una ricerca è chiedere in famiglia, ogni ricordo può essere utile: nomi, cognomi, date anche se non precise, ma servono ad individuare il periodo storico, soprannomi, luoghi. Una volta ricostruito il passato recente ci sono due vie: l'anagrafe cittadina con annesso l'archivio storico comunale e/o l’archivio diocesano. L'anagrafe cittadina, essendo istituita soltanto attorno al 1860 con l'Unità d'Italia, limita però la ricerca a quegli anni (a Domusnovas si può tornare indietro fino al 1866). Se si sceglie di continuare la ricerca nel archivio diocesano si può tornare indietro fino al 1645 anno di nascita della parrocchia Santa Maria Assunta. Anche di questo lontano periodo Grazia è riuscita a ricostruire, alcune delle più antiche genealogie Domusnovesi. 

Grazia è stata protagonista della presentazione dell'inaugurazione dei lavori del Giardino Possibile di Domusnovas, in quell'occasione ha fatto anche una bellissima presentazione della storia dell'area.

"Era ed è la piazza che più amo a Domusnovas. Spulciando la documentazione reperita presso l'ufficio tecnico del comune e confrontandola con i vecchi mappali catastali ottocenteschi ho immaginato le trasformazioni susseguitesi nel tempo in quelli che un tempo erano campi di grano, orzo, avena con i contadini che vi lavoravano, i rumori, le voci, i profumi. Dare un volto, un nome e ai proprietari dei terreni, sentire il racconto della moglie dell’ultimo contadino che ha lavorato in quei campi è stato emozionante. Altrettanto impressionante è stato vedere le vecchie foto aeree degli anni '40-'50 del 1900 e confrontarle con quelle odierne. Il paese cresceva velocemente, le nuove abitazioni, le strade avanzavano; gli spazi comuni come gli impianti sportivi e la piazza che nascevano sovrapponendosi ad antichi sentieri. Penso sia stato un bene che, infine, quella piazza sia rimasta così, quasi come un campo incolto, col vecchio rudere che rappresenta il passato contadino di Domusnovas, ma soprattutto, sono felice che siano rimaste quelle poche, vetuste querce testimoni di tempi lontani."

A lei che ha uno sguardo privilegiato sulla storia di Domusnovas ho chiesto per terminare l'intervista quali aspetti del nostro passato possiamo e dobbiamo valorizzare e portare nel nostro futuro.

"La storia mineraria del nostro paese è immensa, ognuno di noi ha nel suo albero genealogico un antenato minatore, anche io che fino a vent'anni fa sapevo di essere discendente di "buttegheris" ho scoperto di avere avi minatori. Noi Domusnovesi dovremmo imparare a conoscere meglio il passato di un lavoro in galleria. Anche la tradizione contadina (purtroppo quasi del tutto abbandonata) è stata fondamentale. Non dimentichiamo che avevamo giardini e orti nominati dai grandi viaggiatori del Ottocento, decine di mulini idraulici lavoravano giorno e notte per macinare i cereali del paese e del circondario, Le nostre antenate erano bravissime a fare il pane, e per fortuna i loro segreti e le loro conoscenze sono arrivate a qualcuna di noi. E tessevano... le donne domusnovesi tessevano e cucivano, a centinaia, i sacchi di tela per trasportare i cereali, ricamandoci sopra, in rosso scarlatto, le iniziali delle famiglie dei “messaius”.Ciascuno di noi custodisce nella propria famiglia grandi tesori: le vite vissute dei propri padri e nonni, bisogna saper cogliere il meglio dalle loro esperienze. Mia suocera, fonte inesauribile di aneddoti e informazioni, raccontava che da bambina andava a far compagnia alla nonna, che era poverissima, spesso restava a dormire e le portava piccoli doni: una candela, una presa di tabacco da fiuto. Una volta cresciuta faceva il pane con le donne del vicinato e lo si cuoceva in un forno messo a disposizione per tutte. Per quanto mi riguarda a Domusnovas si dovrebbe recuperare il senso di comunità vero e proprio, una comunità solidale, dove i valori, le fatiche, le difficoltà vengono condivise, come un tempo."

 

 

 

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La cura e la distanza

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Il covid sta cambiando le nostre vite. In prima linea in questo combattimento contro un nemico silenzioso i medici e i sindaci. Per questo oggi ho deciso di intervistare il nostro pediatra.

Dott. Cera Giuseppe Egidio è un medico chirurgo specializzato in pediatria nel 1992, presso l’Università degli Studi di Cagliari. Attualmente è un pediatra di libera scelta nei comuni di Domusnovas e Villamassargia, dove assiste circa 890 bambini.

Cosa indicano i protocolli in caso di presenza di uno dei sintomi legati al Covid? Come devono comportarsi le famiglie?

Il coronavirus è un virus che appartiene alla famiglia dei orthocoronavirinae , virus respiratorio che puo’ causare malattie da lievi a moderate e talvolta gravi. I sintomi più comuni vanno dalla tosse, prevalentemente secca, febbre , starnuti , rinorrea, vomito ,diarrea, manifestazioni esantematiche, e negli adulti perdita dell’ olfatto e del gusto. Nel caso un individuo abbia uno di questi sintomi dovrebbe contattare il proprio medico curante telefonicamente, il quale deciderà se i sintomi riferiti siano compatibili con una possibile infezione da covid-19 e in caso di sintomi sospetti comunicherà il caso al dipartimento di prevenzione che si attiverà per l’esecuzione di un tampone naso –faringeo. Il caso sospetto dovrà mettersi in quarantena fiduciaria sino all’esito del tampone. Se questo dovesse risultare negativo si potranno riprendere le normali attività , mentre in caso di tampone positivo sarà necessaria la quarantena per tutto il nucleo familiare e per i contatti stretti. Nel caso in cui caso fosse coinvolto un minore un genitore può assentarsi dal lavoro per accudire il proprio figlio

Ci sono degli elementi che possono ricondurre ad una positività del virus?

Per ora l’ unico esame che ci consenta di poter escludere un infezione da coronavirus è rappresentato dal tampone naso-faringeo. Itest sierologici possono indirizzare verso una possibile infezione, ma non danno la certezza. Ora è in via di sperimentazione un tampone salivare che dovrebbe essere meno invasivo e di più rapida lettura.

La ripresa della scuola segna anche l'inizio della ripresa dei rapporti sociali e di vicinanza tra i bambini, quella vicinanza tanto temuta per via delle facilità dei contagi. Ora che contemporaneamente riprenderanno anche le attività sportive, ricreative e culturali pomeridiane dei bambini. Come comportarsi? 

Dato per scontato che la socializzazione è un elemento fondamentale per lo sviluppo psico-fisico dell’ individuo, nel contempo può favorire la diffusione della pandemia. Sarebbe opportuno, almeno per ora, adottare degli stili di vita sociale che consistono nell’evitare i contatti stretti (baci, abbracci,strette di mano) e usare dispositivi di protezione “ mascherine” e igienizzare le mani frequentemente. Le attività sportive si dovrebbero svolgere all’aperto se possibile e nel rispetto delle distanze, circa 1 metro. Con i bambini e soprattutto con quelli più piccoli penso che il tutto sia comunque impossibile da realizzare.

Esistono già degli studi, riferiti anche ad altri Paesi, che possano darci elementi utili a capire le caratteristiche del virus nei bambini e la loro risposta immunitaria? 

Si, esistono delle evidenze. Innanzitutto i bambini quando contagiati manifestano nella stragrande maggioranza dei casi sintomi lievi, assimilabili ad una semplice influenza e molto rare sono le infezione delle basse vie respiratorie “ polmonite , etc”. Probabilmente questo è dovuto alla scarsa rappresentanza a livello delle cellule polmonari dei recettori ace -2 , recettori necessari al virus per penetrare nelle cellule e replicarsi e scatenare tutti i processi di distruzione cellulare. Per quando riguarda invece la possibilità da parte dei bambini di essere contagiosi sembrerebbe che gli stessi possano diffondere il virus in egual misura rispetto ad un individuo adulto. Da un punto di vista immunitario il coronavirus è un virus che cambia in continuazione e con estrema frequenza pertanto se qualcuno e’ venuto a contatto con lo stesso dopo pochi mesi potrebbe riammalarsi , studi recenti comunque hanno dimostrato che la seconda infezione dovrebbe passare con sintomi molto attenuati rispetto alla prima, segno che un po’ di memoria immunitaria e’ stata conservata

Rispetto allo stile di vita e all'alimentazione esistono delle linee guida da seguire?

Certamente uno stile di vita sana basato sull’attività fisica cercando di evitare l’indebolimento recato da agenti dannosi (tipo fumo, smog etc) e un'alimentazione corretta con una ridotta assunzione di sale, zucchero e cibi preconfezionati, sarebbe auspicabile In sintesi si tratta di una battaglia tra il nostro corpo e il virus e metterci nelle condizioni migliori per combattere non può che aiutarci. Vere e proprie linee guida per questo aspetto non ne esistono.

Come pensa possa evolvere la situazione? 

Sinceramente non ne ho idea. Trattandosi di un virus altamente contagioso e sconosciuto dal nostro sistema immunitario penso che prima o poi ognuno di noi lo incontrerà sperando che col tempo divenga meno virulento come in genere capita a questa famiglia di virus. Dobbiamo comunque cercare con il nostro stile di vita di non favorirne la diffusione, soprattutto per proteggere le fasce più vulnerabili della nostra società. Abbiamo un dovere morale e sociale da adempiere,bastano pochi sacrifici .

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Lo sport come strumento educativo e di crescita

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Ho deciso di intervistare Giulia Cocco, giocatrice della Nuoro Softball che milita nella serie A1, perchè trovo eccezionale la sua volontà di conciliare impegno scolastico e sportivo d'eccellenza e la capacità di creare nuove amicizie adattandosi a contesti di volta in volta differenti.

Trovo che il suo sia un ottimo esempio per raccontare ai giovani la possibilità di organizzare in modo efficace il proprio tempo nel segno dello sport.

Giulia compirà 18 anni a dicembre e frequenta l'ultimo anno del Liceo Scientifico ad Iglesias. Gioca da quando aveva 9 anni, inizialmente a baseball con i bambini, poi a 13 anni ha iniziato a giocare a softball nella squadra femminile. La passione nasce grazie a suo padre che ha giocato per tanto tempo quando era bambino e ragazzo. Prima di questi sport ne ha provato tanti altri, ma solo questo è riuscito ad appassionarla.

“La cosa che mi piace di più del softball è che qui ho trovato una grande famiglia. Tutte le mie compagne di squadra sono come sorelle per me e  mi sostengono e mi aiutano in qualsiasi momento, inoltre mi piace molto il fatto di avere la possibilità di viaggiare e conoscere culture e lingue diverse dalla mia con cui altrimenti non sarei mai entrata a contatto. All'interno della mia squadra infatti ho avuto modo di conoscere delle giocatrici americane, ceche e olandesi, ma anche allenatori cubani e venezuelani che mi hanno trasmesso le loro esperienze.”

Giulia ha iniziato a giocare a baseball a Domusnovas con la squadra della Vibraf. Successivamente quando ha superato i 12 anni non poteva più giocare con i maschi, quindi si è spostata a Iglesias per giocare a softball con una squadra di ragazze. All'interno di questo ambiente ha avuto la possibilità di farsi conoscere e così che l'allenatore del Nuoro Softball l'ha convocata inizialmente nell'under 21 e poi successivamente nella squadra maggiore.

“Riesco a conciliare la scuola e lo sport con tanta organizzazione e sacrificio. Durante l'inverno mi alleno con la squadra Shardana Softball a Iglesias, quindi riesco a tenermi in allenamento anche senza andare a Nuoro più volte alla settimana. È importante organizzarsi soprattutto con lo studio e con i compiti per non dover rinunciare né al buon profitto scolastico né agli allenamenti, quindi cerco sempre di portarmi avanti con le lezioni e non lasciarmi mai tanti capitoli da studiare insieme. Durante questi due anni e mezzo che ho trascorso con la squadra di Nuoro ho avuto la possibilità di partecipare a diverse trasferte, soprattutto nel Nord Italia. Ho avuto poi la possibilità di visitare nelle ore di riposo il centro di Milano l'anno scorso e Parma quest'anno. “

Giulia ama rapportarsi con le ragazze più piccole, non esclude per il suo futuro alla possibilità di diventare allenatrice. Già ora nella squadra con cui si allena, ha la possibilità di dare consigli alle atlete più piccole e meno esperte di lei. Consiglia questo sport perché, oltre ai benefici legati al fisico e allo sport in sé, aiuta a crescere anche mentalmente. Conoscere persone che hanno una cultura molto diversa dalla propria e starci a contatto per tutta la giornata porta infatti non solo a migliorare l'uso della lingua inglese, ma anche ad un'apertura mentale che è indispensabile nella vita. Il fatto di doversi organizzare in modo autonomo e vivere insieme alle compagne, contribuisce secondo Giulia ad abituarsi all'autonomia e a imparare a organizzarsi da soli nella vita quotidiana.

Complimenti Giulia!

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