Nel mio bene c'è quello della comunità

Oggi vi propongo l' intervista a Maria Chiara Sini, docente di lingua e cultura cinese al Beccaria di Carbonia e presidente dell'Associazione Cina più Vicina, mediatrice culturale. Interprete della Regione Sardegna in occasione della visita del presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping del 2016 e rappresentante per l'Italia al forum internazionale della via della seta culturale nel 2018.

Le chiedono spesso da dove nasca il suo amore e interesse per la Cina. Lei risponde dicendo che è ''Un qualcosa di innato''. 

"Credo che il mio amore per la Cina abbia a che fare con l'educazione ricevuta e con l'aria che si è respirata in famiglia, ma anche col dna...io scoprii solo dopo la sua morte che mio padre aveva una fornitissima biblioteca di testi confuciani e di classici orientali in generale e che aveva studiato lingua giapponese e cultura cinese, prima di passare alla carriera militare prima e all'arte poi."

Il suo primissimo contatto con la lingua cinese avvenne alle scuole medie, quando il professore di lettere parlò degli ''ideogrammi'' come sistema di scrittura diverso dal nostro, ma già da prima era rimasta affascinata dai caratteri orientali grazie alle amicizie giapponesi di suo padre. Da ragazzina in effetti iniziò a studiare il giapponese da autodidatta.

Quando le lingue orientali e in particolare il cinese sono diventate l'oggetto dei miei studi universitari, mi colpì tantissimo la somiglianza che io ritrovavo tra i suoni del cinese e il sardo barbaricino, una cosa che mi affascinava, divertiva e avvantaggiava, posso dire.

Più passa il tempo più Chiara si rende conto di quanto vivere e crescere in un ambiente aperto, multietnico e multiculturale sia veramente una ricchezza e faccia la differenza nella formazione dei giovani, futuri adulti. 

Per tantissimi anni ho insistito per l'introduzione del cinese nelle scuole, mi sono battuta in lungo e in largo proponendo corsi e seminari in mezza Sardegna, profondamente convinta che la cultura-e dunque la lingua- del Paese più popoloso al mondo e a più ampia diffusione etnico-culturale mondiale non potesse rimanere per noi un qualcosa di ''graniticamentesconosciuto'' e un pò troppo spesso legato a pregiudizi infondati.
Credo di aver dato il mio piccolo contributo alla creazione delle cattedre di lingua e cultura cinese in Sardegna.

Per Chiara si conosce ancora troppo poco della Cina e dell'Asia in generale. Per questo negli ultimi anni del suo percorso di studi, cominciò a farsi strada nella sua mente l'idea di  fare qualcosa,  per favorire la creazione di un ponte sino-italiano, e ancor più sino-sardo, che non c'era.

Notavo un sempre maggiore interesse nei confronti della ''Cina economica'' e mi risultava incomprensibile come tanti imprenditori e operatori di vari settori potessero pensare di rapportarsi ad un mondo così vasto e complesso senza conoscerne minimamente non dico la lingua, ma gli aspetti culturali e di etichetta fondamentali. Anche perché l'attenzione ai legami culturali è esattamente il modo con cui la Cina si rapporta agli altri Paesi: prima investe in cultura, dopo e solo dopo arriva il discorso economico.

Ecco come nasce Cina più vicina, associazione la cui missione è favorire la reciproca conoscenza fra i due Paesi, con particolare attenzione alla Sardegna, tramite l'organizzazione di eventi e scambi culturali che spaziano da mostre ed eventi (dal Capodanno cinese a mostre, esibizioni teatrali e artistiche) ai corsi di lingua e cultura, a soggiorni-studio e turistici, fino all'attivazione di percorsi di gemellaggio e protocolli istituzionali. Ma ci occupiamo anche del servizio di affiancamento a enti, strutture, istituzioni e privati che volgono lo sguardo al Dragone d'acciaio con servizi di traduzione e interpretariato, mediazione e promozione.

Lo spirito di comunità per Chiara è alla base della sapiente gestione Covid in Cina, quel senso di 'bene comune' e 'comunità' che manca oggi in Italia.

In tanti attribuiscono al ''regime dal pugno duro'' l'efficace gestione dell'emergenza, ma in realtà bisogna guardare molto più alla millenaria filosofia di vita cinese che vede nel senso di comunità uno dei suoi fondamenti: il tuo bene è anche il mio, e se non contribuisco al bene collettivo col mio personale apporto, sto decretando anche la mia distruzione.

Concetti che vengono da lontano, che affondano le radici nel pensiero confuciano e non solo, una sorta di "egoismo intelligente" a servizio della collettività e dell'armonia'. In Cina le famose mascherine, entrate prepotentemente nel quotidiano col Covid, sono d'uso comune da sempre per  non dover ''espandere'' e contagiare il malessere o la malattia agli altri.

Chiara non nasconde che certamente che le misure adottate dal governo cinese sono state più stringenti, ma non è solo questo.

In Cina non c'è praticamente nulla che non si possa fare tramite rete e cellulare, compresa l'assistenza medica. In più la macchina amministrativa è efficacemente distribuita e bene presente in ogni quartiere. Credo proprio che tutti aspetti siano da imitare: se da un lato è difficile pensare di poter assimilare la millenaria disciplina e senso del rispetto comunitario degli asiatici, dall'altro l'efficienza amministrativa, il potenziamento e accessibilità dei servizi online e la presenza locale dello Stato è un qualcosa che è assolutamente in nostro potere fare, oltreché auspicabile e urgente.

Chiara consiglia come prima meta Pechino, la capitale perché è lì che c'è tutto...la storia, la bellezza, la grandezza, la modernità, la tradizione, l'energia, il futuro, la cultura e ''l'anima cinese''.

L'ospitalità dei ''tzieddi'' seduti davanti a casa con le loro sediette che giocano a carte e si dividono il pasto, e, dietro l'aspetto apparentemente 'burbero' rivelano un'indole gentilissima e ospitale, offrendoti birra o 'erguotou', una sorta di acquavite servita in bicchierini del tutto simili ai ''marzianeddi' sardi. Uno degli aspetti meravigliosi del gigante asiatico è che, inaspettatamente, presenta tantissimi lati comuni con la Sardegna: dal cibo (provate a distinguere culurgiones e jiaozi!O ancora, i 'mashi' dai malloreddus, o le gallinelle di pane dai 'miansu') alle tradizioni (usanze matrimoniali e funerarie, danze rituali con maschere terrificanti) per arrivare al senso di ospitalità e spirito comunitario che da noi, ancora, persiste.

Siate egoisti. 'Egoisti' come
i cinesi, che ben sanno e hanno scolpito nell'animo che per realizzare 'il mio bene personale, devo contribuire a quello della comunità'.

Ultima modifica il Martedì, 17 Novembre 2020 22:04
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